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I NOMI DELLA SHOAH ITALIANA

Memoriale delle vittime della persecuzione antiebraica 1943-45

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I nomi delle vittime e le relative informazioni biografiche, la storia della Shoah italiana e l'elenco delle fonti sono pubblicati nel volume di Liliana Picciotto a cura della Fondazione CDEC , Il Libro della Memoria, Mursia, 1991 ed edizioni successive, Milano.

Ulteriori notizie sulle biografie delle vittime in “Il Libro della Memoria”, Mursia

La Shoah in Italia

La Shoah nell'Egeo

Guida al database

FAQ

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Che cosa è la Shoah in Italia?

Si dice Olocausto o Shoah?

Quanti ebrei sono stati assassinati in Europa?

Come una gran parte di ebrei scampò alla Shoah in Italia?

La Shoah nelle Isole di Rodi e di Kos (Dodecaneso) fa parte della Shoah in Italia?

Ci furono eccidi di ebrei in Italia?

Quali furono i trasporti di ebrei deportati dall’Italia?

Quali furono i campi di destinazione dopo la deportazione?

Anche Bergen Belsen fu un campo di destinazione per gli ebrei deportati dall’Italia?

Che differenza c’è tra Campi di Concentramento Provinciali per ebrei e Campo di Concentramento Nazionale per ebrei?

Che differenza c’è tra Campo di Concentramento Nazionale per ebrei di Fossoli e Campo di Polizia e di Transito (Polizei und Durchangslager) di Fossoli?

Che cosa sono i campi di internamento fascisti?

Quali fonti sono state usate per costruire il database “I nomi della Shoah italiana”?

Da chi venne il soccorso agli ebrei in pericolo?

autosoccorso_ebraico

Chi sono i “Giusti fra le Nazioni”? Ci sono italiani fra di essi?

Gli ebrei italiani fecero opera di resistenza al fascismo e al nazismo?

Quale è il ruolo della Fondazione CDEC negli studi sulla Shoah in Italia?

Che cosa è la Shoah?

La Shoah è l’assassinio di circa sei milioni di ebrei da parte dei nazisti e dei loro collaboratori. Tra l’invasione dell’Unione Sovietica nell’estate del 1941 e la fine della guerra in Europa nel maggio del 1945, la Germania nazista mirò ad assassinare ogni ebreo caduto in suo dominio. Poiché la moderna persecuzione antiebraica prese inizio dall’accesso al potere di Hitler nel 1933, alcuni storici indicano quella data come l’inizio della Shoah. Gli ebrei non furono le sole vittime del regime nazista, ma furono l’unico gruppo fatto oggetto di una guerra così radicale e totale.

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Si dice Olocausto o Shoah?

Olocausto è il termine invalso dagli Anni Sessanta del ‘900 nel mondo anglosassone, sostituito negli Anni Ottanta dal termine più appropriato di Shoah. Olocausto proviene dalla parola greca Olokaustos, termine applicato alla pratica dell’antica Grecia del sacrificio di 100 capi di bestiame in una volta sola in onore della divinità. In ogni caso, Olocausto contiene un senso sacrificale e religioso conferito al massacro subìto dal popolo ebraico. La parola Shoah in ebraico significa catastrofe e non contiene nessun riferimento religioso.

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Quanti ebrei sono stati assassinati in Europa?

Non è purtroppo possibile fare un conto numerico esatto degli ebrei uccisi nella Shoah. Le ricerche storiche specialistiche hanno stabilito che il numero delle vittime è tra i 5 e i 6 milioni. Le fonti principali per questo complesso calcolo si basano sulla comparazione dei censimenti pre-guerra con quelli della popolazione ebraica postbellica, i rapporti numerici sugli assassini delle “truppe speciali” dei fucilieri, le liste di trasporto verso i campi di concentramento e di sterminio dai vari paesi. Chi sono gli ebrei perseguitati nel quadro della Shoah in Italia? Tutti gli ebrei d’Italia che hanno vissuto sotto il regime fascista e il regime nazista sono stati perseguitati e hanno dovuto nascondersi o fuggire per sopravvivere. Essi sono valutati in circa 40.000.

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Come una gran parte di ebrei scampò alla Shoah in Italia?

Gli ebrei cercarono diverse modalità di salvezza: si nascosero dietro false identità, lasciando le loro case e abbandonando i loro beni e il loro ambiente oppure cercarono di varcare il confine italo-svizzero a nord per passare nella neutrale Confederazione Elvetica, oppure dirigendosi verso sud dove le armate alleate, faticosamente, avanzavano. In tutti i casi, le famiglie dovettero affrontare disagi, paure, fame, freddo, tensioni fisiche e mentali di ogni genere per escogitare una strategia di salvezza. Nessuno fu risparmiato, né anziani, né bambini. Per tutti, vivere allo scoperto era un pericolo mortale. La loro vita si deve innanzitutto ai capofamiglia che riuscirono ad elaborare una strategia di salvezza con inventiva e intelligenza, alla società circostante non ostile agli ebrei, al soccorso del mondo ecclesiastico che applicò il principio della carità cristiana, a amici che si strinsero nelle loro abitazioni per lasciare lo spazio ad ebrei in pericolo, a medici compiacenti che accolsero nelle strutture ospedaliere, a impiegati comunali che fornirono carte di identità false, a domestiche che si offrirono di tenere con sé i bambini, e altri esempi.

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La Shoah nelle Isole di Rodi e di Kos (Dodecaneso) fa parte della Shoah in Italia?

Il Dodecaneso era territorio italiano a tutti gli effetti, con un Governatore i cui decreti avevano forza di legge e una amministrazione fatta di uomini che venivano dalla madre-patria. Inoltre, il tribunale, le scuole e la cultura dominante erano italiani. Anche la toponomastica della città di Rodi fu adeguata a questo regime e fu cambiata nel 1939 con nomi di personalità italiane. La maggior parte degli ebrei del Dodecaneso aveva optato per la cittadinanza italiana (cosiddetta “piccola cittadinanza”) dopo il Trattato di Losanna del 1924. Dal punto di vista politico, il Dodecaneso divenne dopo l’8 settembre del 1943 (data dell’inizio dell’occupazione tedesca dell’Italia) territorio italiano occupato dai tedeschi. Per questa ragione la Shoah nel Dodecaneso è considerata facente parte della Shoah italiana. I deportati di quella comunità ebraica sono da considerarsi alla stregua dei deportati dall’Italia e specifica ricerca su di essi viene condotta dalla Fondazione CDEC. Nel 2013, i nomi dei deportati dal Dodecaneso saranno inclusi in questo data base.

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Ci furono eccidi di ebrei in Italia?

Con eccidio si definisce una uccisione che abbia riguardato due o più persone contemporaneamente. Vi furono eccidi specificatamente diretti contro ebrei, come quello del Lago Maggiore, o eccidi diretti contro gruppi di popolazione tra cui c’erano degli ebrei. I principali sono: Lago Maggiore, 15-23 settembre 1943, 9-11 ottobre 1943: 54 ebrei; Ferrara, 14 novembre 1943: 4 ebrei (su 14 vittime); San Pietro, contrada Ari (Chieti), 11 gennaio 1944: 4 ebrei; Fosse Ardeatine, Roma, 24 marzo 1944: 76 ebrei (su 335 vittime); Casa Pardo Roques, Pisa, 1 agosto 1944: 7 ebrei (su 12 vittime); Campo di aviazione di Forlì, 5 settembre, 17 settembre, 28 settembre 1944: 17 ebrei (su una trentina di vittime); Cuneo, 26 aprile 1945: 5 ebrei; Fiume in data sconosciuta: 8 ebrei. Altri morirono in Italia, dopo l’arresto, per maltrattamenti, spavento, suicidio.

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Quali furono i trasporti di ebrei deportati dall’Italia?

I trasporti dall’Italia furono frequenti. I principali partirono da Roma, Milano, Firenze, Bologna, dal Campo di Polizia e di Transito di Fossoli, dal Campo di Polizia e di Transito di Bolzano, dal Campo di Polizia e di Transito della Risiera di San Sabba a Trieste, dalla Caserma degli Alpini di Borgo San Dalmazzo. La meta fu perlopiù il campo di sterminio di Auschwitz e, quando questo fu ormai in via di evacuazione, altri campi di concentramento nel Reich. Due piccoli convogli di ebrei, sia di prigionieri neutrali, sia di prigionieri britannici, furono diretti verso il campo di concentramento di Bergen Belsen.

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Quali furono i campi di destinazione dopo la deportazione?

Il principale campo di destinazione degli ebrei italiani fu, come per tutti gli ebrei dell’Europa occidentale, Auschwitz Birkenau, dove furono installati dal regime nazista impianti di sterminio tecnologicamente avanzati. Gli ebrei italiani raggiunsero Auschwitz per la prima volta il 23 ottobre del 1943 - erano stati rastrellati a Roma il 16 ottobre precedente. In quell’epoca, le 4 camere a gas di Birkenau e i locali con i forni per la cremazione dei corpi erano pienamente in funzione. La selezione iniziale di quel primo trasporto avvenne sulla banchina della stazione ferroviaria secondaria di Auschwitz, a pochi chilometri da Birkenau (la banchina di arrivo direttamente dentro al campo fu costruita più tardi, nel maggio del 1944). I trasporti dall’Italia si susseguirono a cadenza quasi mensile fino al novembre del 1944, data di inizio dello smantellamento degli impianti di sterminio. Dopo quest’epoca, gli ebrei arrestati in Italia che si trovavano rinchiusi nei campi di transito in attesa di deportazione furono dirottati su altri campi di concentramento, principalmente Ravensbrueck e Buchenwald. Gli ebrei arrestati nelle regioni nordorientali d’Italia vennero riuniti in un campo di concentramento situato alla periferia della città di Trieste, denominato Risiera di San Sabba, Da là i trasporti furono organizzati indipendentemente da quelli partiti dal campo di Fossoli e dal campo di Bolzano. Le destinazioni furono le stesse: Auschwitz fino al novembre del 1944, altri campi nei mesi successivi.

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Anche Bergen Belsen fu un campo di destinazione per gli ebrei deportati dall’Italia?

Furono più di 400 gli ebrei arrestati in Italia e deportati nel campo di Bergen Belsen. Quel campo svolse due ruoli distinti nel tempo: albergare ebrei aventi status particolare che li rendeva utili per uno scambio con nazionali tedeschi in mano alle autorità alleate. La sua seconda funzione fu di concentramento per i deportati evacuati dai campi situati geograficamente più a Est. Fu la fase delle disastrose condizioni di vita note a tutti, grazie alle immagini girate dalle truppe inglesi liberatrici. I deportati dall’Italia appartengono alla prima fase: nazionali turchi (paese neutrale), britannici o dei dominions, compresi gli anglo-libici arrestati in Libia dalle autorità coloniali italiane, ungheresi (paese alleato della Germania fino alla primavera del 1944), sud-americani in possesso di promesas di nazionalità. Molti degli ebrei deportati dall’Italia furono rilasciati prima della fine del conflitto.

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Che differenza c’è tra Campi di Concentramento Provinciali per ebrei e Campo di Concentramento Nazionale per ebrei?

Secondo l’ordine di arresto n. 5 emanato il 30 novembre 1943 dal Ministero dell’Interno della Repubblica Sociale Italiana, tutti gli ebrei dovevano essere arrestati e rinchiusi in un campo di concentramento nazionale (che fu il campo di Fossoli). In attesa che questo fosse pronto, l’ordine parlava di campi di concentramento provinciali, provvisori e di dimensioni ridotte.

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Che differenza c’è tra Campo di Concentramento Nazionale per ebrei di Fossoli e Campo di Polizia e di Transito (Polizei und Durchangslager) di Fossoli?

Ambedue furono situati nello stesso luogo e con le stesse strutture d’accoglienza. Il luogo era Fossoli, frazione del Comune di Carpi. Non ci fu soluzione di continuità tra i due, semplicemente fu cambiata la denominazione e il campo passò da gestione italiana a gestione tedesca. Quali sono i Campi di Polizia e di Transito per la deportazione degli ebrei dall’Italia? - Borgo San Dalmazzo (Caserma degli Alpini) aperto il 18 settembre 1943, chiuso il 21 novembre 1943 - Fossoli di Carpi aperto il 5 dicembre1943 (aperto come Campo di Concentramento Nazionale italiano, poi trasformato in Campo di Polizia e di Transito tedesco), chiuso il 2 agosto 1944 - Bolzano-Gries aperto nel corso del 1944, chiuso il 29 aprile 1945 - San Sabba (Trieste) aperto nel corso del 1944, chiuso il 30 aprile 1945.

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Che cosa sono i campi di internamento fascisti?

All’indomani dell’entrata in guerra dell’Italia, 10 giugno 1940, il governo fascista stabilì che i cittadini nemici in grado di portare le armi dovessero essere rinchiusi in appositi campi di internamento. A questo normale provvedimento legato alla sicurezza di un paese in guerra, furono sottomessi anche tutti gli ebrei stranieri che si trovavano profughi in Italia. Il provvedimento riguardava gli ebrei in quanto tali, senza distinzione di appartenenza a nazione nemica o meno, trasformandosi così in provvedimento antiebraico.

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Quali fonti sono state usate per costruire il database “I nomi della Shoah italiana”?

Per la ricostruzione del database sono state ricercate e usate innumerevoli fonti, tutte elencate ne “Il libro della memoria”. Le principali sono: alcune transportlisten da Fossoli a Auschwitz, da Fossoli a Bergen Belsen, da Trieste a Ravensbrueck, ritrovate in archivi nazionali e internazionali; la ricerca sui numeri di immatricolazione dei trasportati dall’Italia effettuata dal personale dell’archivio del Museo del Campo di Auschwitz; i registri matricola di carceri di diverse città italiane; gli ordini di traduzione dei prigionieri dalle città al campo di Fossoli. Base di partenza della ricerca è stato l’elenco dattiloscritto stilato dal Colonello Massimo Adolfo Vitale nel 1953 sulla base delle denunce di sparizione degli ebrei dalle varie comunità ebraiche. I dati anagrafici sono stati confrontati e corretti con la schedatura speciale degli ebrei italiani effettuato dal governo fascista nel 1938, nel 1939 e nel 1942. Inoltre, il database con i nomi delle vittime della Shoah italiana è stato confrontato con il “Central Data Base of the Shoah Victims’ Names” di Yad Vashem.

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Da chi venne il soccorso agli ebrei in pericolo?

Il soccorso venne soprattutto dalle istituzioni che avevano possibilità di ricoverare i perseguitati, come conventi e ospedali; nelle grandi città fu dispiegata anche generosità privata da parte di amici che offrirono di stringersi per accogliere famiglie ebraiche nelle loro case. Molti ebrei si rifugiarono in sperduti casolari nelle campagne o sulle montagne, in gravi condizioni di disagio, presso contadini e montanari. Circa 6.000 riuscirono a passare clandestinamente la frontiera italo-svizzera e a rimanervi. Un migliaio fuggì al sud già liberato dagli angloamericani.

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L’autosoccorso ebraico organizzato

L’autosoccorso ebraico, iniziato ad essere organizzato nel 1939 in favore dei profughi, prese il nome di Delegazione per l’Assistenza agli Emigranti (Delasem), ed era diretta da Lelio Vittorio Valobra vice presidente dell’Unione delle Comunità Israelitiche Italiane. La Delasem agì inizialmente alla luce del sole con il permesso delle autorità fasciste che vedevano in essa un ottimo modo per favorire il deflusso dei profughi in altri paesi. Dopo l’occupazione tedesca, lo stato maggiore della Delasem riparò in Svizzera, al suo vertice in Italia rimase Massimo Teglio coadiuvato dalla Chiesa cattolica genovese. La Delasem passò nella clandestinità e aiutò con mezzi fornitigli dall’ American Jewish Joint Distribution Committee gli ebrei stranieri e italiani bisognosi di assistenza, di documenti falsi e di consigli. Parteciparono a questa opera, oltre che l’arcivescovo di Genova, anche quello di Firenze e di Torino. Tra i tanti cattolici impegnati in questa opera di salvezza sono da ricordare don Francesco Repetto, don Vincenzo Barale, l’avvocato Giuseppe Sala, don Leto Casini, il padre cappuccino Benoît Marie, don Raimondo Viale, don Arturo Paoli, Edoardo Focherini e molti altri.

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Chi sono i “Giusti fra le Nazioni”? Ci sono italiani fra di essi?

I “Giusti tra le Nazioni” sono persone non ebree che durante la Shoah rischiarono la loro vita per soccorrere in maniera disinteressata gli ebrei in pericolo. Il titolo onorifico viene concesso dall’Istituto Yad Vashem di Gerusalemme dopo un’attenta disamina dei casi che gli vengono sottoposti. Gli italiani riconosciuti Giusti fra le Nazioni sono stati fino al 2011, più di 500.

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Gli ebrei italiani fecero opera di resistenza al fascismo e al nazismo?

La resistenza al fascismo e al nazismo ebbe tante forme. Nella resistenza politica si distinsero Fra gli altri: i fratelli Nello e Carlo Rosselli, Enzo Sereni, Carlo Levi, Bruno Contini, Leo Valiani Umberto Terracini e molti altri ancora. Gli ebrei si distinsero anche nella resistenza armata: ben sette di essi meritarono il raro riconoscimento della medaglia d’oro al valor militare (su 602): Eugenio Calò, Eugenio Colorni, Sergio Forti, Mario Jacchia, Rita Rosani, Ildebrando Vivanti, Eugenio Curiel. Nell’archivio della Fondazione CDEC è documentata l’attività dei numerosi combattenti ebrei .

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Quale è il ruolo della Fondazione CDEC negli studi sulla Shoah in Italia?

Fin dalla sua costituzione nel 1955, il Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea CDEC ha avuto il compito di raccogliere il materiale documentario e le testimonianze sul periodo della persecuzione fascista e nazista contro gli ebrei in Italia, divenendo presto il principale luogo di documentazione, studio e divulgazione di tali vicende. Intrecciando l'esame del patrimonio conservato con le ricerche in archivi pubblici, il CDEC ha pubblicato numerosi testi-base, opere di riferimento e film sul tema, mettendo a disposizione della cittadinanza e degli studiosi conoscenze dettagliate e spunti interpretativi. Su questi temi il CDEC è il principale punto di riferimento italiano. Per conoscere le pubblicazioni dell'Istituto clicca qui.

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